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La teoresi di Heidegger è "stravagante": "vaga" oltre il discorso filosofico durato-finora in cerca di un pensiero in grado di farsi "più pensante". Nel sottoporre a critica il discorso metafisico in quanto discorso nichilisticamente connotato, Heidegger ripensa la composita fisionomia esistenziale dell'uomo e il suo altrettanto composito rapporto con il mondo, recuperando così, ancorché in maniera non sempre dichiarata, esperienze filosofiche cruciali come sono quelle di Agostino, di Kant, di Schopenhauer e di Kierkegaard. Nel porre in evidenza proprio l'originale ricezione di tali esperienze, nonché l'altrettanto originale tentativo di svincolarsi dalla modernità, dal suo essere superficiale e nichilistica "epoca dell'immagine del mondo", il presente lavoro ricostruisce il percorso etico e teoretico che Heidegger delinea al fine di pervenire a un'autentica comprensione dell'Esserci. È in tale contesto che vengono nello specifico affrontate questioni fondamentali come quelle legate all'angoscia, alla morte e al tempo. Tuttavia, questo lavoro sottolinea anche quanto quello heideggeriano sia discorso declinato in una duplice fisionomia di eccedenza/appartenenza poiché, nonostante discorso altro rispetto al discorso durato-finora, si tratta irrimediabilmente di un discorso che, proprio in quanto discorso, non può che reiterare il carattere logico/razionale (e, dunque, metafisicamente connotato) peculiare appunto di quella tradizione che pur si vuole superare.